A mio parere, ragionare su un qualsiasi problema, prevede l’utilizzo di tre momenti progressivi di pensiero. Prima, una nuda assunzione di dati, osservati con sguardo neutro. Solo fatti comprovati e documentati. Nessun parere, preconcetto o emotività. Solo su questa base è possibile accedere alla seconda fase, che ci consentirà una prima visione d’insieme della complessità del problema, rivelandone anche le peculiari contraddizioni da conciliare, prima di poter sintetizzare un quadro completo e, a seguire, una strategia di soluzione.
La visione strategica utilizza il Pensiero Complesso, coniugando Pensiero Analitico e Pensiero Analogico, vagliando attentamente anche le eventuali intuizioni per inferenza.
La strategia richiede di prendersi il tempo per liberare la mente da preconcetti e semplificazioni a priori, accettando tutte le contraddizioni in modo equanime, con sguardo ampio. Poi, via via che si osservano i vari aspetti, attraverso la gerarchizzazione delle categorie, dei bisogni e degli obiettivi, proprio grazie al Pensiero Complesso, si può giungere a una semplificazione. Ma non troppo. Rarissimamente è possibile ottenere una visione univoca, o bianco o nero. Se e quando così accade, il più delle volte dovrebbe essere colto come il segnale di allarme di avere preso involontariamente qualche scorciatoia disfunzionale o di essere caduti nel tranello di un falso sillogismo o di un bias cognitivo, un angolo cieco di cui non abbiamo contezza.
In genere una buona comprensione della realtà, che possa giungere a sintetizzarsi in una strategia chiara, efficace, efficiente e realizzabile a seguire con un piano tattico, volendo anche molto articolato, comprende sempre almeno una parvenza di conciliazione degli opposti, ove non si riesca ad ottenere una vera superiore sintesi o superamento, con una soluzione win-win, ovvero una soluzione che, senza passare dalla fase distruttiva, individua invece uno scenario nuovo, di gran lunga più conveniente del conflitto, per tutte le parti in causa che, spesso, sono molte e con ragioni complesse. In alternativa non resterebbe che il solito conflitto binario win-lose o, almeno, un onesto, sufficiente e provvisorio compromesso.
Infine, per terza e ultima fase, arriva il momento della Tattica: la scelta delle modalità e degli strumenti di attuazione, che possono essere diversificati e agire su piani e ambiti differenti, ma sempre coerenti e coordinati dalla supervisione strategica.
Mentre la fase di raccolta dei dati è fredda e chirurgica, per raccogliere i dati in modo neutro, la fase strategica è lenta, moderata e attenta, per coniugare pensiero analitico, pensiero analogico e mente emotiva, la fase tattica invece è rapida: pura azione. Infatti la Tattica richiede un pensiero semplificato, efficiente ed efficace: il Pensiero Binario, appunto.
Il Pensiero Binario è perfetto in ambito tattico, dove viene richiesto di avanzare risolvendo problemi. A volte, pur sapendo che in questo modo si creeranno altri problemi. Ma ciò è accettabile, se nella strategia si saranno previste tattiche complementari e correttive.
In termini tecnici la strategia è la Vision e la tattica la Mission. Ovvero con la Strategia definisco “cosa” e con la tattica decido, “come” farlo. Invertire i significati e le fasi, è sempre foriero di disastri, quando si giunge infine alla verifica nella realtà. È comunque, anche con una buona strategia e una efficace tattica, l'eccesso di sicurezza è sempre dannoso. Bisogna sempre vigilare con il beneficio del Dubbio, perché, come insegna la Vita e come dice Mike Tyson: "Tutti hanno una strategia, finché non prendono un pugno in faccia.".
Il Pensiero Binario infatti è perfetto per l’attuazione della Tattica o delle Tattiche e raggiungere gli obiettivi. Infatti la Tattica ha bisogno di parole d’ordine, indicazioni nette, semplici chiare, univoche: o si o no, o bianco o nero, giusto o sbagliato, vero o falso, senza alcun dubbio. Ed è giusto, perché l'analisi e la gestione dei dubbi è il compito risolto dalle due funzioni precedenti. Ecco perché per il Pensiero Binario tutto è chiaro ed evidente. Esattamente come vorrebbe la mente emotiva, sempre bisognosa di una soluzione rapida, certa, semplice, chiara, polarizzata, indiscutibile, rassicurante. Ecco che, finalmente, la pulsione emotiva, che non ha trovato collocazione nelle fasi precedente, può qui esprimersi con tutto il suo fuoco e diventare un carburante potente per il raggiungimento degli obiettivi.
Senza coinvolgimento emotivo non sarebbe possibile mobilitare un fronte di azione compatto e convinto, senza dubbio alcuno, verso la realizzazione di un qualsiasi giusto obiettivo.
Realizzazione auspicabile solo se l’obiettivo è il frutto di un corretto processo. Una corretta e onesta analisi iniziale sui fatti comprovati. Un corretto confronto tra pensiero analitico, analogico e intuizione. Una corretta scelta di tattiche diversificate, per correggere in itinere.
In breve, il Pensiero Binario o Analitico, è uno strumento rapido, efficiente ed efficace,
per risolvere problemi anche difficili ma sufficientemente circoscritti. Come un passaggio intermedio di un problema complesso. Come i calcoli tra parentesi nelle equazioni matematiche. È un pensiero fondamentale, primario, fatto per salvarci la vita: amico o nemico, fuggire o combattere. È un pensiero di emergenza, per decidere subito, qui e ora.
È infatti la modalità più utilizzata nell'ambito militare e nel business, avanzando per obiettivi, nel più breve tempo possibile "senza se e senza ma" e “whatever it takes”, confidando
in una strategia superiore che nei luoghi preposti si sarà certamente pensata. Forse.
Il Pensiero Binario è uno strumento prezioso, efficace ed efficiente, a patto di farlo sottostare a una strategia certa. Se no, quando il Pensiero Binario è l’unico messo in campo, risolve i problemi creando problemi maggiori, risolvendo poi anche quelli tatticamente, senza fermarsi, avanzando in modo acefalo verso l’obiettivo, che spesso, se e quando lo si raggiunge, lascia dietro di se macerie infinite, fonte di altri problemi da risolvere.
Il Pensiero Binario è uno strumento prezioso per agire in emergenza. Qualsiasi emergenza. Per questo il Pensiero Binario con le sue certezze senza se e senza ma è la panacea per creare e guidare le folle emotive, polarizzandole attraverso la paura. "Siamo in emergenza, non c’è tempo per pensare: o combattere o fuggire, o amico o nemico. Di qui gli amici e di là i nemici." E chi propaga paura con un continuo e ininterrotto stato di emergenza comunicando ogni santo giorno un nuovo allarmequalchecosa, in genere lo sa benissimo.
Ovvero, il Pensiero Binario e Pensiero Complesso, sono entrambe modalità parimenti efficaci, dipende dal contesto. Sono entrambe parimenti soggetti ad un possibile utilizzo funzionale e uno disfunzionale. Bisognerebbe imparare come utilizzare entrambi in modo appropriato. A volte l’errore è rendere articolato un ragionamento che sarebbe meglio risolvere semplificando e riducendolo ai termini di una scelta binaria. In altri casi, l’errore è semplificare qualcosa che è più complesso e così, semplificando male, cadere in bias cognitivi, giungendo a scelte non funzionali, a volte fatali.
In conclusione, a seconda del tempo dedicato e dei differenti processi di pensiero adottati, più o meno consapevolmente, giustamente ognuno si forma una sua opinione su tutto e quindi, ciascuno dal proprio punto di vista, si convince di avere ragione. In tal modo, tutti hanno contemporaneamente ragione. E hanno ragione a pensarlo.
La speranza sarebbe diventare almeno consapevoli di come si pensa e di come si è giunti taluno ad una conclusione, taluno ad un'altra, avendo ragione. E imparare quindi a dialogare soprattutto con chi la vede, e quindi la pensa, diversamente da noi. Gli altri già ci danno ragione, rafforzandoci magari nella nostra quota di errore di prospettiva, insita nel metodo. Ogni punto di vista mostra un frattale di verità su cui finiamo per fondare la nostra opinione, spesso con pericolosa convinzione.
Per quanto spesso possa apparire inconsueta o controintuitiva, la vera a soluzione, in genere, supera le opinioni e i punti di vista, conciliandoli. Come la spiegazione del Cubo di Escher, nel video allegato. Forse la salvezza sarebbe imparare a pensare con più sistemi.
O confrontare e integrare i diversi sistemi. Perché la faccenda è sempre un po' più complessa di come ci piacerebbe. E infine, forse bisognerebbe imparare a sostare almeno qualche minuto nello spazio del Dubbio. Prima e dopo averla espressa o ascoltata. Forse.
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Video thanks to: Pierpaolo Andraghetti
Cubo di Escher
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