Chi frequenta i Riti della Chiesa Cattolica, quante volte avrà udito ripetere:
"Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris." (Ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai) solitamente inteso come una sorta di "memento mori" (ricorda che devi morire).
Con un salto ellittico dalla Teologia alla Filosofia, grazie all'immenso Emanuele Severino scopriamo, indirettamente, che questa frase può essere letta con un senso molto diverso
da come viene comunemente intesa nella vulgata.
Questa locuzione è usata nella Liturgia Cattolica il Mercoledì delle Ceneri, pronunciata
dal celebrante mentre sparge sul capo dei fedeli un pizzico di cenere. Tradizionalmente,
le ceneri rituali si ricavano bruciando i rami d'ulivo benedetti nella celebrazione della Domenica delle Palme dell'anno precedente.
Il Mercoledì delle Ceneri è il primo giorno di Quaresima e segue il Martedì Grasso, cioè l'ultimo giorno del Carnevale e segna quindi l'inizio della Quaresima: la lunga attesa che,
con l'Equinozio di Primavera, culminerà nella apparente morte (o ritornare polvere)
e successiva resurrezione dell'Uomo per eccellenza e al risveglio di tutta la Natura.
Invece che un atto di contrizione, che rammenta all'Uomo che è essenzialmente polvere
ed è destinato a tornare tale, questa frase sigillerebbe quindi un rito di rinnovamento, annunciando un nuovo ciclo vitale, in perfetto accordo con il messaggio Cristico che, teologicamente, afferma che la morte non esiste e che la Vita è Eterna. Così come, mutatis mutandis, Emanuele Severino filosoficamente afferma: "Il destino è l'apparire dell'eternità
di ogni essente."
Eventualmente, non me ne voglia l'Eterno Prof. Severino per l'arbitrario accostamento.
(Bruno Banone)
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Video: Emanuele Severino - La legna e la cenere
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